Il Metodo Apollo e il disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder)

Parliamo oggi di un aspetto critico nel mondo dei disturbi del comportamento alimentare, il BED o binge eating disorder.

Anche se è meno conosciuto rispetto all’anoressia e alla bulimia, è paradossalmente molto più diffuso, anche se più subdolo e silenzioso.

È un fenomeno che conosciamo molto bene anche noi e che ci tocca da vicino, e abbiamo visto che una dieta come quella proposta dal Metodo Apollo può essere un aiuto a gestire le abbuffate.

Spesso per chi soffre di BED la mente funziona ad estremi, si passa da periodi molto rigidi in cui si perde peso a periodi di estremo lassismo in cui non appena di aprono i boccaporti qualsiasi piano alimentare salta fino alla volta che si decide di riprendere una nuova fase di autocontrollo .

Spesso chi soffre di BED ha una enorme altalena ponderale e passa da fasi più in forma a fasi di ingrassamento importante…

Ma non voglio anticiparvi troppo, lascio alla fantastica Dott.ssa Rosati la parola, essendo una ottima esperta sull’argomento.

 

BED - Binge Eating Disorder

 

Il disturbo da alimentazione incontrollata o BED (acronimo per Binge Eating Disorder) è un disturbo alimentare inquadrato dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), ed è ben distinto dalla bulimia nervosa e dalla obesità.

Ciò che caratterizza gli individui affetti da questa problematica è la presenza di alimentazione eccessiva e incontrollata non seguita dall’uso di meccanismi di compenso (vomito, lassativi, diuretici, attività fisica eccessiva).

Criteri DSM-5 per la diagnosi di disturbo da alimentazione incontrollata

  • Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Un episodio di abbuffata compulsiva è caratterizzato da:
    • mangiare, in un periodo di tempo circoscritto (p.e. entro un paio di ore), una quantità di cibo che è indubbiamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso arco di tempo in circostanze simili
    • un senso di mancanza di controllo sul mangiare durante l’episodio (p.e. sentire di non poter smettere o controllare cosa o quanto si sta mangiando)

 

  • Gli episodi di alimentazione incontrollata sono associati con tre (o più) dei seguenti sintomi:
    • mangiare molto più rapidamente del normale
    • mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni
    • mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati
    • mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando
    • sentirsi disgustati verso se stessi, depressi, o molto in colpa dopo le abbuffate.

 

  • È presente un disagio marcato rispetto al mangiare senza controllo.

 

  • Il comportamento alimentare incontrollato si manifesta, in media, almeno una volta a settimana per tre mesi consecutivi.

 

  • L’alimentazione incontrollata non risulta associata con l’utilizzazione sistematica di comportamenti compensatori inappropriati (per es. Uso di purganti, digiuno, eccessivo esercizio fisico) e non si verifica esclusivamente in corso di Anoressia Nervosa o Bulimia Nervosa.

 

Gli episodi bulimici possono essere scatenati e mantenuti da diversi fattori: difficoltà a gestire le emozioni e gli impulsi, senso di inadeguatezza, bassa autostima, alterata percezione della propria immagine corporea, restrizione dietetica eccessiva.

Nella pratica clinica il trattamento del BED può essere complicato dalla presenza di una psicopatologia sottostante, in particolare di disturbi dell’umore (depressione clinica, disturbi d’ansia, disturbo bipolare, impulsività, disturbi da uso di sostanze), ma anche dalla frequente coesistenza dell’obesità.

È molto semplice fare una diagnosi di obesità, non lo è altrettanto fare la diagnosi di BED a causa del pregiudizio del paziente stesso che vive la perdita di controllo di fronte al cibo in modo negativo e può nascondere questo comportamento al terapeuta a cui si è affidato per il timore di essere giudicato.

La presenza di una seria patologia dermatologica come la psoriasi o di una malattia invalidante come l’artrite psoriasica, può avere gravi conseguenze sulla qualità di vita di un individuo: i livelli di autostima possono essere minati, l’immagine di sé, del corpo e della propria identità, soprattutto quella femminile, può essere lesa e si può creare un disagio emotivo che mantiene o addirittura attiva, la perdita di controllo sull’alimentazione.

Fortunatamente l’applicazione del Metodo Apollo è fattibile anche nei pazienti affetti da BED.

Il fai da te però, in questi casi, non è auspicabile.

L’eliminazione degli alimenti che esercitano uno stimolo immunogeno e la necessaria riduzione del consumo di cibi che stimolano una maggiore secrezione insulinica, costituiscono un grande cambiamento per chi, affetto da BED, è solito usare questi alimenti in modo disfunzionale (per placare la rabbia, per gestire la noia o la solitudine, per festeggiare…)

Alcuni pazienti sono convinti che per eliminare il problema della perdita di controllo e il conseguente disagio sia sufficiente evitare i “cibi che creano dipendenza”: bisogna fare attenzione a questo atteggiamento perché potrebbe solo esacerbare i sintomi del disturbo.

Son ben noti infatti i meccanismi neurobiologici alla base del craving (desiderio irresistibile) o della bramosia selettiva, ma, il disturbo da alimentazione incontrollata è causato dall’interazione di numerosi fattori di rischio sociali e psicologici e non da fattori esclusivamente associati alla nutrizione e d’altro canto i dati a sostegno dell’ipotesi che la dipendenza da cibo (food addiction) sia una malattia neurobiologica come il disturbo da uso di sostanze, sono ancora limitati e sono necessari studi controllati di grandi dimensioni per giustificare la classificazione della dipendenza da cibo come un disturbo fenotipico distintivo.

L’impatto psicologico di questo cambiamento può giovare del sostegno di uno specialista psicoterapeuta oltre che del sostegno di un nutrizionista.

È necessario che si instauri una corretta alleanza terapeutica tra il paziente ed il terapeuta (psicoterapeuta e/o nutrizionista), cosicché, individuato il problema (episodi bulimici), possano essere usate le strategie più adatte alla loro gestione.

La Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT, Cognitive Behavior Therapy) dei disturbi alimentari si è rivelata efficace nel trattamento del BED: è diversa dai tradizionali trattamenti dietologici prescrittivi e si pone l’obiettivo di aiutare il paziente a diventare un esperto e a sviluppare abilità specifiche per la gestione del controllo alimentare e del peso corporeo a lungo termine.

L’uso dell’automonitoraggio alimentare, del grafico del peso, della scheda riassuntiva settimanale, l’individuazione delle situazioni prevedibili e non prevedibili a rischio di mangiare in eccesso, la pianificazione alimentare, l’uso della tecnica del problem solving, sono alcuni degli strumenti proposti dalla CBT.

Il nutrizionista, d’altro canto, sa bene che una dieta eccessivamente restrittiva aumenta la vulnerabilità ad avere episodi bulimici in presenza di determinate condizioni psicologiche, genetiche ed epigenetiche e terrà conto di ciò.

Gli episodi bulimici potranno essere presenti anche durante il trattamento con il Metodo Apollo (l’abbuffata d’altronde è il sintomo del disturbo da alimentazione incontrollata… ci stupiremmo di uno starnuto, sintomo di una sindrome da raffreddamento, nel paziente raffreddato?) ma, con l’aiuto dello psicoterapeuta e del nutrizionista, possono solo essere motivo di crescita personale e di approfondimento. La presenza di comportamenti residui di abbuffata non devono essere motivo di interruzione del percorso.

Per il paziente affetto da BED, intraprendere la via del Metodo Apollo nel contesto di un percorso integrato nutrizionale e psicoterapeutico, potrebbe essere dunque di molteplice utilità:

  • aiuterebbe a gestire la problematica dermatologica e/o reumatologica;
  • aiuterebbe a gestire le complicanze cliniche legate alla presenza di peso elevato (sindrome metabolica);
  • aiuterebbe a trovare modalità più funzionali di gestione dell’emotività;
  • migliorerebbe l’immagine corporea e il disagio emotivo ad essa correlato;
  • aiuterebbe a sviluppare abilità di controllo del peso e dell’alimentazione a lungo termine.

 

A cura di: Dott.ssa Manuela Rosati – Dietista, Pescara

 

FONTI

  • American Psychiatric Association. DSM-5. 2013
  • Fairburn CG (2008) Cognitive behavior therapy and eating disorder. Guilford Press, New York
  • Dalle Grave R (2014) Disturbo da alimentazione incontrollata. Che cos’è e come affrontarlo. Positive Press, Verona
  • Polivy J. Psychological consequences of food restriction. J Am Diet Assoc. 1996; 96 (6):589-92
  • Melchionda N, Tarrini G. Dietary restraint as a risk factor for loss of control. In: The different faces of being overweight. Manzato E. Ed. Nova Science Publishers. Inc., 2015
  • Long CG, Blundell JE, Finlayson G. A systematic review of the application and correlates of YFAS-diagnosed “food addiction”in humans: are eating-related addiction a cause for concern or empty concepts?– Obese Facts 2015 Dec 4. 8(6):386-401.

Benton D, 2010. The plausibility of sugar addiction and its role in obesity and eating disorders. Clinical Nutrition, 29, 288-303.