Guida alla lettura delle analisi

analisiUno dei problemi principali che abbiamo riscontrato in questi anni di battaglia sul campo è la difficoltà che i medici curanti hanno nel leggere le analisi in “chiave funzionale”.
Questa non vuole essere assolutamente una polemica, ma la formazione medicale media è fatta per imparare a leggere dei valori in un range e in base a quelli stabilire se ci si trova in una condizione di normalità o patologia.

Quello che invece si rivela necessario in medicina funzionale per poter fare i collegamenti tra dei valori ematici e delle patologie che non sono “direttamente” connesse, è imparare a leggere delle tendenze, accomunare cioè un gruppo di valori che apparentemente c’entrano poco uno con l’altro.

Lo scopo di questa guida è proprio quello di aiutarvi in una autolettura, che ovviamente non sostituisce il parere del medico curante, ma per lo meno può indicarvi la strada sulla quale lavorare.
Cercherò di essere breve ed il meno tecnico possibile, ci concentreremo solamente su quei parametri che maggiormente sono coinvolti nella psoriasi, che sono 5

Indici di infiammazione
Vit D
Rapporto tra gli acidi grassi
Polimorfismi MHTFR
Valori tiroidei

Vi indicheremo anche più o meno quali sono le quantità da integrare in base ai valori (anche qui dovrebbe essere il medico o il professionista di turno a fare le opportune prescrizioni).

I valori infiammatori

I valori che possono dare indicazioni sullo stato infiammatorio sono quelli correlati all’insulina, che muove moltissimi altri parametri.

1) Glicemia:
Valore molto soggettivo, di norma oscilla tra 70 e 90, più tende ad alzarsi e più si può pensare che ci sia insulino resistenza, se inizia a superare i 110/120 punti è il caso di fare un controllo più approfondito.
L’ideale sarebbe riuscire ad arrivare al valore minimo con il quale una persona sta bene.

2) Colesterolo e Trigliceridi.
Questi valori dipendono moltissimo dalla quantità di insulina, la sintesi del colesterolo e dei trigliceridi avviene quando nell’organismo c’è abbondanza di zuccheri, il termometro della quantità di zuccheri è il livello di insulina, se ce n’è molta il fegato è convinto di avere a disposizione molta energia e quindi converte zuccheri in grassi per fare “scorta”.
Il sistema viene ingannato nel caso di insulino-resistenza, in questi casi per poter gestire anche una piccola quantità di glucosio c’è bisogno di molta insulina e ciò comporta una elevata sintesi di avidi grassi anche in un normale apporto di glucosio alimentare.

I valori ideali sono un colesterolo LDL tra 80 e 130, l’HDL più elevato possibile.
Più che i singoli valori il reale indice infiammatorio è dato dal rapporto tg/HDL, più si abbassa e meglio è.

Una delle domande che ci vengono più rivolte è che nessun laboratorio fa il rapporto TG/HDL, ma non occorre Einstein per capire che RAPPORTO in matematica significa dividere il valore dei Trigliceridi con quello del colesterolo HDL e il risultato sarà uno dei più importanti parametri di rischio cardiaco e infiammatorio.

Rapporto ideale sotto il 2..
Se trovate indici non ideali occorre indagare il comportamento dell’insulina e valutare le capacità di gestione del glucosio.

3) Curva glicemica e dosaggio dell’insulina
Un buon esame per verificare la sensibilità all’insulina è misurare il comportamento della glicemia dopo l’ingestione di una specifica quantità di glucosio e soprattutto quanta insulina è necessaria per un determinato abbassamento glicemico.
Maggiore è la quantità di insulina necessaria e maggiore sarà la vostra insulino-resistenza e di conseguenza la vostra tendenza all’infiammare.

4) Acidi grassi a catena lunga
Come da sempre diciamo che uno dei più importanti fattori di infiammazione dipende dalla composizione degli acidi grassi di membrana, in particolare il rapporto tra Omega 3 e Omega 6, se avete letto le linee o il nostro libro (ancora meglio) questo è spiegato benissimo e vi rimandiamo a quella sede per come funziona la sintesi degli eicosanoidi e bla bla bla…

Se leggete le analisi c’è una misurazione dei vari acidi grassi presenti sulla membrana dei globuli rossi (e per logica deduzione su tutte le cellule).
La composizione dipende da che acidi grassi introducete con l’alimentazione, una maggiore quantità di AG saturi comporta membrane più rigide, un maggior consumo di olio di oliva o macadamie ricche di acido  oleico e palmitoleico determinano membrane più morbide.

Quello che ci interessa particolarmente è il rapporto tra Acido arachidonico ed EPA in termini corretti AA/EPA, e il rapporto tra AA/DHA.
Ci interessa particolarmente cioè il rapporto tra gli acidi grassi omega 6 ed omega 3 a catena lunga.
Non torniamo sul discorso di cosa sia un rapporto perché lo abbiamo già visto.
Il rapporto ideale è da 1,5 a 2, si riescono a trovare rapporti anche sopra il 15 o il 20.
Per correggere il rapporto AA/EPA le strade sono due, ridurre la quantità di AA introdotto e integrare EPA, ovviamente miglior soluzione olio di pesce distillato molecolarmente.

Per calcolare la quantità esatta esiste un trucchetto, si introduce una capsula per ogni punto di rapporto.

ES.
Il rapporto AA/EPA è 10, dieci caps
Il rapporto è 5, 5 caps.. etc etc…

Ovviamente parliamo di quantità giornaliera, a mano a mano che il rapporto si abbassa, il dosaggio si riduce, fino ad arrivare alle 2/3 caps giorno di mantenimento

5) Vit D
I due parametri che si valutano sono il dosaggio della vit D nella sua forma preattiva, lo 0.25 ohD e il pth, o paratormone.
Essendo due sostanze che hanno effetti antagonisti, all’aumentare di uno si verifica (di norma) un abbassamento dell’altro.

Un buon valore di vit D dovrebbe essere tra 80 e 100 NG/ML (nel caso del valore in mmol circa il triplo).
Il PTH dovrebbe essere il minore possibile, tendere al valore minimo del range.

La risposta all’integrazione di VIT d è molto soggettiva, data l’enorme variabilità genetica degli enzimi che intervengono nel suo metabolismo e dalla diversa sensibilità individuale dei recettori.
Quindi il nostro consiglio è sempre quello di farsi assistere da un professionista, dato anche il possibile effetto dannoso della vit. D quando in eccesso.

Per aiutarvi però identifichiamo dei valori sicuri di integrazione:
10.000 ui giorno sono dati come sicuri da tutti gli enti di controllo internazionali, ma per qualcuno possono essere molti, e per altri ancora pochi.

Regolatevi in questa maniera:

Per valori da 0 a 40 i 10.000 ui non dovrebbero essere un problema
Per valori da 40 a 80 una buona integrazione potrebbero essere 5000/7500 ui giorno
Oltre il 100 sospendete l’integrazione.

In concomitanza dell’aumentare del valore di Vit D dovreste notare l’abbassamento del PTH, qualora non avvenisse potrebbe esserci un indice di resistenza alla Vit D, e occorrerà valutare il dosaggio in maniera personalizzata e all’occorrenza anche un protocollo COIMBRA, qualora la resistenza sia davvero forte.

I due fattori che incidono molto sulla quantità di Vit. D attiva sono il vostro peso corporeo e la quantità di esposizione alla luce solare giornaliera.
Di norma 20.000 ui vengono prodotti in una ventina di minuti di esposizione solare, quindi regolatevi di conseguenza, più sole prendete e meno Vit. D serve.
Vi sottolineamo il fatto che interrompere l’integrazione di Vit D con la scusa del sole ha portato grossi cali dei valori plasmatici.

6) Polimorfismi MHTFR – Omocisteina
Un’altro parametro che non viene mai correlato alla psoriasi è l’omocisteina.
Invece rappresenta un valore primario sia nei quadri autoimmuni che nei quadri misti autoimmuni/allergici.
Il perchè è così importante è argomento di un articolo che pubblicheremo a breve, ma per adesso accontentatevi di sapere che il valore dell’omocisteina è un termometro della capacità di metilazione/demetilazione dell’organismo.

Una buona capacità metilatoria consente un agevole scorrimento di molti pathway metabolici, una scarsa capacità comporta un rallentamento degli stessi.
Purtroppo queste vie metaboliche sono particolarmente implicate nel funzionamento del sistema immunitario, e ogni imperfezione incide fortemente sia in senso autoimmune che in senso allergico, ad esempio anche la degradazione dell’istamina passa per una catena di metilazioni.

Ora l’omocisteina è un parametro primario anche per valutare il rischio cardiaco, visto che un suo livello elevato può comportare un danno ai vasi sanguigni.
Di norma il suo livello limite è di 14, sotto il quale nessun medico vi dirà nulla, ma in chiave funzionale un valore sopra il 7 già è indice di difficoltà metilatoria, e va dunque indagato.

Un valore elevato di omocisteina può essere indice di un polimorfismo in un enzima che si chiama in sigla MHTFR, mutazione del quale può portare ad una maggiore probabilità di trombi e patologie circolatorie.
L’Italia insieme al Messico è uno dei paesi più colpiti da questo problema, per cui è un parametro davvero importante.

Nel caso ci si trovasse in questa situazione una integrazione di acido folinico e metilcobalamina possono aiutare moltissimo, basta una compressina di entrambi al giorno.
Meglio evitare le forme inattive come l’acido folico o la cianocobalamina che intasano ancora di più le eventuali poche capacità di un enzima non perfetto.

7) Valori Tiroidei
Anche questo argomento sarà trattato in maniera molto approfondita nei prossimi articoli, ma occorre inserire la tiroide in un qualsiasi gruppo di analisi dedicati alla psoriasi per i seguenti motivi:

– Le anomalie tiroidee incidono fortemente sul sistema immunitario
– Moltissimi ipotiroidismi sono sub-clinici, non vengono cioè diagnosticati, ma l’effetto a lungo termine sul sistema immunitario e sull’equilibrio endocrino in genere può essere devastante.

I tre valori che si controllano sono il TSH, il T4 e il T3

TSH: In Italia è considerano normale fino a 6, negli stati n
uniti fino a 3. Già un valore oltre 3 andrebbe indagato

T4/T3: i loro valori dovrebbero rimanere vicini alla parte alta del range, garantendo quindi disponibilità di ormone tiroideo libero nei tessuti

RT3: Questo è un esame che in Italia purtroppo non si esegue quasi più, ma ha un importante valore diagnostico, aiuta a capire quanto ormone tiroideo attivo viene convertito nella sua forma inattiva.

Queste sono le indicazioni per aiutarvi a decifrare quei numeri che trovate sul foglio delle analisi, così oltre al vostro nome e cognome saprete leggerle sopratutto nell’ottica di quello che è maggiormente implicato nelle malattie autoimmuni infiammatorie.

Nel nostro libro le informazioni sono molto più dettagliate, però pian piano anche sul blog tratteremo i vari aspetti uno per uno, passandovi informazioni che sono in pratica sconosciute ovunque.

Nella speranza di aver fatto cosa gradita a tutti gli utenti…